Diario di viaggio – Venerdì 15 febbraio 2013

Continua la nostra esperienza in Uganda. Dopo il pernottamento a casa Acav di Koboko, lontani dall’umidità del Nilo e privi dell’elettricità (il generatore viene spento tutte le notti), siamo andati in visita all’Health Center. Lì il Comune di Trento ha finanziato la costruzione di una passerella coperta che collega i diversi piccoli edifici in cui si trovano i vari reparti. Il direttore del centro ha sottolineato con entusiasmo l’importanza dell’opera perché ha creato ordine all’interno della struttura permettendo un facilitato trasporto dei pazienti, in particolare delle donne incinte e dei pazienti privi di coscienza. Le cure sanitarie sono gratuite ma, a differenza di quanto avviene da noi, le famiglie devono provvedere a pagare la benzina per l’ambulanza e ad accudire i parenti ricoverati (cibo e pulizia). Negli spazi esterni dell’ospedale ci sono fuochi per la preparazione del cibo e vediamo alcune galline e un asino. Questo centro è particolarmente importante perché si trova in un distretto di frontiera e qui arrivano spesso anche persone dai paesi confinanti (Congo e Sud Sudan) che fuggono dalle epidemie e cercano un servizio ospedaliero che i loro paesi non garantiscono. Il ponte Keri, alla cui costruzione ha contribuito anche il nostro gruppo, è di grande utilità per i malati provenienti dal Congo. Il direttore ci ha spiegato che l’ospitalità offerta a persone straniere non è un fatto ufficiale ma si è fatta questa scelta perché si è compreso che vivere in un territorio di confine significa farsi carico dei bisogni e delle necessità del vicino: in fondo aiutando lui aiuti anche te stesso. Qui è presente un centro per l’HIV che garantisce i controlli periodici e un reparto maternità abilitato anche ai parti cesarei.

Secondo appuntamento di oggi è stata la visita ad una delle scuole professionali che rientrano nel progetto sostenuto da Acav con fondi europei. L’istituto è immerso all’interno del distretto di Marachà in aperta campagna africana. Al momento è frequentato da 111 giovani dai 14 ai 19 anni, di cui 82 maschi e 29 femmine, che ricevono una formazione per diventare falegnami, muratori, sarte. Ci sono solo tre aule per 9 classi, un dormitorio per 15 studenti e l’aula insegnanti che è una piccola stanza grezza. Il periodo di frequenza è di nove mesi diviso in tre trimestri. Alla fine del corso viene consegnato ad ogni studente un kit per avviarsi al lavoro (metro, cazzuola, macchina da cucire, pialla, ecc.). Ad alcuni vengono garantiti anche dei successivi stage formativi. Abbiamo assistito alla grande festa celebrata per l’inaugurazione del progetto. Alla presenza delle autorità si susseguono discorsi, canti e balli a ritmi di dancehall africana. Alla fine partecipiamo ad un mega girotondo assieme ai bambini e alle donne presenti.

Nella visita serale al mercato di Koboko siamo affascinati dalla moltitudine di colori che ci circonda.

Laura Bertagnolli, Federico Bombarda, Alessandra Clementi, Giulia Endrizzi, Elisa Gazzin, Irene Luce Parisi

 

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