Accesso all’acqua potabile per comunità ospitante e profughi per rispondere all’Emergenza SARS-CoV-19 – COMPLETATO

PROGETTO

Con l’obiettivo di prevenire e ridurre la diffusione del virus, il Distretto di Obongi ha chiesto ad ACAV,  di aiutare nella riabilitazione di 15 pozzi non più funzionanti. Con il presente progetto vogliamo quindi rispondere a un bisogno in ambito idrico-sanitario per migliorare la situazione idrica ed igienica dei profughi e delle comunità ospitanti e contenere la diffusione del virus.

Oltre alla riabilitazione di 15 fonti d’acqua, si farà della sensibilizzazione sui corretti comportamenti igienico-sanitari.

I beneficiari sono 15.000 persone circa, soprattutto donne e bambini in fuga guerra sud sudanese scoppiata nel 2016.

Ogni attività è pianificata insieme alle autorità locali.

Dove: Africa, Uganda, regione del West-Nile, distretto di Obongi

Partner locale: Distretto di Obongi

Donatore: Otto per mille della Chiesa Valdese

CONTESTO

L’Uganda ha adottato fin da subito diverse misure rigide per contrastare la diffusione della pandemia di SARS-CoV-2. Nonostante questo la Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Africa, nel documento Covid-19 “per proteggere la vita e le economie africane” aveva oun allarme: il 56% della popolazione urbana si trova in posizioni marginali e senza servizi di base, solo il 34% ha la possibilità di lavarsi le mani con regolarità. A questo si somma il fatto che il 40% di chi ha meno di 5 anni è denutrito e che il 71% della forza lavoro svolge attività informali, per cui non può lavorare da casa.

Il distretto di Obongi deve affrontare un ulteriore problema: essere l’ottavo distretto (su 150) per percentuale di rifugiati ospitati rispetto alla popolazione locale. Al suo interno, infatti, è situato il campo profughi di Palorinya che a novembre 2020 ospitava 122.250 rifugiati (82% donne e bambini) scappati dal Sud Sudan in guerra nel 2016. Attualmente, più della metà della popolazione del distretto non ha accesso ad acqua pulita. 

Inoltre, diversi pozzi sono ormai non più funzionanti a causa dell’usura del tempo, dell’elevato numero di persone presenti (in seguito all’arrivo dei profughi sud sudanesi) e dei materiali (tubi in ferro) non più utilizzati e non più a norma.

COSA FACCIAMO

Obiettivo generale

Aumentare la disponibilità di acqua pulita ed evitare la diffusione del Corona Virus nel Distretto di Obongi.

Obiettivo specifico

Aumentare l’accesso all’acqua potabile e migliorare le condizioni di salute della popolazione locale e rifugiata, prevenendo la diffusione di epidemie.

ATTIVITÀ

  • Informazione e sensibilizzazione sull’importanza del corretto uso dell’acqua; sui miglioramenti della salute in seguito all’accesso all’acqua pulita; sulle buone pratiche per prevenire il diffondersi del Corona Virus. L’attività sarà portata avanti all’animatore idrico-sanitario, ai tecnici del Distretto e al personale sanitario
  • Riabilitazione di 15 pozzi non funzionanti da partedi un team di installazione e un team di perforazione secondo gli standard della normativa vigente.
  • Formazione comitato di gestione delle fonti d’acqua riabilitate per ogni pozzo (15 in totale). Le persone parte del comitato sono scelte della comunità (almeno 6 persone) e saranno incaricate della pulizia dell’area vicina al pozzo, del controllo della funzionalità delle varie componenti e della raccolta dei fondi presso gli utenti per garantire le piccole riparazioni.

SOSTENIBILITÀ

La formazione di un comitato di persone locali è riconosciuta come buona pratica per far sentire responsabili i beneficiari e consentire la buona cura nel tempo, garantendo quindi la sostenibilità di quanto realizzato. La raccolta di un piccolo contributo monetario prevista per le riparazioni ha particolare importanza per garantire la sostenibilità dell’intervento. Nella fase conclusiva del progetto saranno verificate le metodologie di raccolta dei fondi ed il lavoro di coinvolgimento della comunità svolto dai comitati di gestione in quanto il buon funzionamento dei comitati è il fulcro della sostenibilità.

Inoltre, grazie alla sua presenza stabile in loco, ACAV assicura la verifica anche nei mesi successivi. Tali verifiche vengono svolte anche in collaborazione con il partner, in particolare con il suo ufficio amministrativo preposto “Wash”. Dall’esperienza trentennale di Acav, maturata in questi contesti, si osserva che tale pratica è efficace e sostenibile oltre che in uso e quindi accettata dalle comunità.

RISORSE

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