Nella filosofia olimpica il raggiungimento dell’eccellenza in ambito sportivo è legata a due elementi: la capacità tecnica e quella manageriale. Ha seguito questo approccio l’intervento promosso dall’Ambasciata italiana in Uganda e dall’Ufficio del Primo Ministro in collaborazione con ACAV Associazione Centro Aiuti Volontari, la Sampdoria, la Federazione delle associazioni calcistiche dell’Uganda, il Comitato olimpico internazionale e quello ugandese e l’Alto Commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR). L’evento ha coinvolto oltre cento ragazzi provenienti dai quattro campi rifugiati di Bidi Bidi, Lobule, Imvepi e Rhino camp, oltre ai giovani ugandesi dei distretti di Arua, Koboko e Yumbe, scommettendo sulla promozione dei valori dell’accoglienza, della solidarietà e della pacifica convivenza.
Una scommessa vinta: mentre una quarantina di giovani partecipavano a corsi di formazione su vari aspetti del management sportivo tenuti da allenatori della Sampdoria, una sessantina di loro si sfidavano in un torneo di calcio che ha visto nella seconda giornata di partite uscire vincitrice la squadra in rappresentanza di Bidi Bidi. Dopo circa 90 minuti di una combattuta finale i ragazzi provenienti dal distretto di Yumbe hanno avuto la meglio dei coetanei da Lobule (Arua) per 2 a 1. Al fischio finale nessuna polemica o recriminazione, ma solo un rispettoso e gioioso abbraccio collettivo che ha coinvolto tutti i ragazzi e i loro allenatori.
“Essendo stato io stesso rifugiato conoscono bene il potere normalizzatore e di integrazione del calcio”, spiega Harun Mawa Muzammil, allenatore ugandese che ha supportato i colleghi sampdoriani nel corso di un evento che ha visto ACAV in un importante ruolo organizzativo. La giornata si è conclusa con una cerimonia alla presenza del Ministro per i rifugiati e la protezione civile Hilary Onek, l’Ambasciatore d’Italia in Uganda Domenico Fornara, rappresentanti di UNHCR e delle autorità locali.
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