ACAV compie 40 anni, e resiste tenacemente in un mondo che cambia.

Fondata 40 anni fa, nel 1985,  ACAV stata la prima O.n.g. del Trentino e rimane ancora oggi una solida realtà di cooperazione internazionale, che testimonia nel cuore dell’Africa la generosità e l’intraprendenza dei trentini.

Tante cose sono cambiate in questi 40 anni, da noi come in Africa. La prospettiva con cui guardiamo i paesi poveri  può essere ancora intrisa di umanità, di solidarietà, di consapevolezza che tutti nel mondo siamo interconnessi e legati da un destino comune. Ma spesso è invece di indifferenza, di rifiuto o di ostilità.

Nei suoi primi anni ACAV ha goduto di un grande sostegno morale ed economico che proveniva da singoli uomini e donne, da associazioni, da aziende produttiva, dai Comuni, dalla Provincia, dalla Regione. Molto si è perso di questo patrimonio di solidarietà, che pure una parte della società trentina rivendica con orgoglio, come si è visto durante l’anno appena finito in cui Trento è stata capitale del volontariato. Muoiono senza eredi gli uomini e le donne che, cresciuti in anni di miseria, sentivano il dovere di condividere con gli ultimi della terra una parte del loro benessere. Intanto i mezzi di comunicazione, le istituzioni e alcuni partiti politici alimentano lo scontento e l’egoismo, con il motto “prima i trentini”, che diventa spesso  “solo i trentini”. Anche se abbiamo la possibilità di vedere quello che succede nel mondo in tempo reale, i bambini che soffrono per la fame e la guerra, la povertà dei villaggi dove manca l’acqua potabile, le scuole povere e sovraffollate, gli ammalati senza cure, anche se vediamo e sappiamo tutto, non ci lasciamo toccare il cuore.

Eppure ACAV continua ad essere vicino a chi ha bisogno e coltiva il sogno di un futuro diverso, è orgogliosa di portare tanti piccoli aiuti concreti in nome dei suoi generosi soci e donatori.

Il Distretto di Koboko, nel Nord dell’Uganda, era una terra desolata quando fu adottato da ACAV una quindicina di anni fa: devastato per decenni da bande di guerriglieri, abbandonato dalla popolazione costretta a fuggire, senza infrastrutture, aveva ritrovato un po’ di pace ma restava senza speranze. Grazie a progetti dell’Unione Europea, del Ministero della PAT e altri, ACAV ha potuto accompagnare la sua rinascita civile. Ha costruito pozzi  per dare acqua sicura, ha formato centinaia di contadini a coltivare i beni di consumo famigliare e avviato una scuola agricola che oggi è diventata pubblica, ha sostenuto l’istruzione professionale dei giovani e fornito loro gli strumenti per avviare piccole attività.

Quando il livello di vita ha cominciato a migliorare, nello stato confinante del Sud Sudan è divampata la guerra civile e di fronte alle bande armate che si sono impadronite del paese centinaia di migliaia di profughi si sono rifugiati nel distretto di Koboko e in quelli confinanti. L’emergenza umanitaria ha richiesto l’intervento delle agenzie delle Nazioni Unite, e tutto il personale di ACAV si è impegnato per fornire aiuto e supporto nei settori di competenza: fornitura di acqua potabile, sostegno alle contadine e contadini per l’avvio di orti familiari, avvio di scuole primarie per i più piccoli e formazione professionale dei giovani.

Il 2025 ci troverà ancora tra quei profughi che aspettano la possibilità di tornare a casa. Lì a raccogliere i bisogni della popolazione e a cercare di rispondere con fatti concreti. Lì a testimoniare la generosità di tutti quelli che non si sono chiusi nel loro piccolo mondo ma sanno sollevare lo sguardo verso l’altro e verso il futuro del mondo.

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